Alberto Radius: America Good-Bye (1979)

america good-bye
Nel 1979 il rock progressivo era ormai acqua passata, e molti dei suoi interpreti lo avevano da tempo rinnegato per un posto al sole. La PFM incubava il cantereccio Suonare Suonare, Alan Sorrenti deliziava le casalinghe, l'ex Rovescio della Medaglia Michele Zarrillo vinceva Castrocaro, e le Orme, chissà perché, regredivano al XVII° secolo

Gli aromi di un tempo però, erano pur sempre indispensabili per insaporire qualunque nuova produzione. Non a caso Gino Paoli chiamò a raccolta Elio d'Anna degli Osanna, Franco del Prete dei Napoli Centrale e Tony Esposito per il suo inestimabile Ha Tutte Le Carte In regola (omaggio all'amico Piero Ciampi appena scomparso).  

Pino Daniele reclutò Agostino Marangolo dei Flea/Etna, Tony Cicco della Formula Tre, Francesco Boccuzzi del Baricentro, e James Senese dei Napoli Centrale, mentre Paolo Conte registrò Un Gelato Al Limon insieme all'ex Locanda Delle Fate Ezio Vevey, a Renato Mantegna dei Dedalus, a Francone Mussida della Pfm, e al fu Area Patrick Djvas.  

Rino Gaetano intanto si era preso Gaio Chiocchio dei Pierrot Lunaire, e Guccini i Pleasure Machine al gran completo, più Antonio Marangolo dei Flea e Gianfranco Coletta della RAM

Eppure, mentre gli alfieri del pop italiano si accasavano sotto nuovi tetti, anche a costo di rinnegare il loro passato, c'è chi invece mantenne la propria coerenza, e tradusse quel momento di transizione in un album-capolavoro

alberto radius

Parliamo di Alberto Radius che tra una produzione e l'altra trovò il tempo di pubblicare il suo quarto Lp da solista, America Good-Bye, sospeso tra il disincanto per un passato in dissoluzione, e i miraggi sponsorizzati dal nuovo ordine mondiale

Un disco geniale che prese a prestito le incongruenze del mito americano per sbatterci in faccia le nostre, e rivelò una ad una tutte le contraddizioni in una società solo apparentemente sana

Tecnicamente: otto brani firmati dallo stesso chitarrista su testi di Daniele Pace e Oscar Avogadro, qui in particolare stato di grazia.
Arrangiamenti del sopraffino jazzista Sante Palumbo, e ritmica d'eccezione: uno scatenato Tullio De Piscopo in overdose di Synare
Il tutto registrato nel nuovo e fiammante studio di Alberto che di lì a poco avrebbe ospitato Alice, Battiato, Faust'o, Giuni Russo e molti altri. 

E veniamo al disco. 
Attacco fulminante con un omaggio al prog, ed è subito una parata di stelle spente: eroi sconfitti dal loro stesso mito, ma anche da quel potere rancido ben fotografato nella successiva Poliziotto

America GoodbyeÈ poi la volta di California Bll, in assoluto il mio preferito dell'album. Splendido affresco di una California popolata di "uomini e donne belli come nei sogni", dove persino  Dio "verrebbe a morire", ma talmente idealizzata da apparire infine irreale. Anzi, talmente posticcia da trasformare questo brano in una sorta di California dreamin al contrario. E scusate se è poco.  

Stop al primo lato con  Il Buffone, omaggio a Cassius Clay su una cassa ribattuta non particolarmente memorabile, e si riparte con la più grande leggenda metropolitana di Manhattan: i Coccodrilli Bianchi che qui incarnano magistralmente le fobie del vivere urbano in sala yankee, quasi fossero moderni Frankenstein o rifiuti tossici. 

Ed è nuovamente il turno di altri due gioielli Patricia e Giù. Nel primo c'è tutto il dramma delle minoranze latine immigrate nelle metropoli della West Coast, e nel secondo quello dei cosiddetti binge drinkers (gli alcolizzati del fine settimana), fenomeno diffussissimo anche nei nostri weekend degli anni ottanta. 

Chiude in bellezza l'ennesima icona a stelle e strisce: Las Vegas, Città posticcia e icona del gioco d'azzardo in cui si è benvenuti sinché si hanno soldi da spendere. “Fino all'ultimo gettone hai diritto alla moquette”, e dopo 35 minuti si ha la sensazione di aver ascoltato un lavoro eccellente sia musicalmente che per qualità poetica. 

Una riconferma di Alberto insomma dopo l'altrettanto avvincente Carta Straccia, che ci restituisce un Radius perfettamente a suo agio tra il suo passato di rocker progressivo e il suo nuovo ruolo di cantautore. Tanto di cappello infine alla preziosa copertina multistrato di un Luciano Tallarini al top della sua creatività.

7 commenti :

ELLE ha detto...

Bellissimo!!!!!

ugo ha detto...

ciao john a quando una scheda su PINO DANIELE poi sceglierai tu quale disco recensire.ugo

Anonimo ha detto...

Per me il miglior disco di Alberto Radius da solista !

Bello anche Carta straccia .

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Buono anche Che cosa sei del 1976

Discreti i dischi Leggende del 1981 e Gente di Dublino del 1982

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Poliziotto, Patricia e Giù sono i miei brani preferiti di America Goodbye, davvero un gioiello che ascolto sempre con piacere

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Accidenti che disco! L'ho riascoltato dopo 40 anni e l'ho trovato bellissimo e ancora attuale!
Veramente complimenti!

Anonimo ha detto...

Di Radius carini anche se non particolarmente significativi Elena e il gatto del 1985 e Please my guitar del 2004

Michele D'Alvano