Simon Luca & Enorme Maria: Per proteggere l'enorme Maria (1972)

Per proteggere l'enorme maria
UN CANTAUTORE DI CLASSE, MOLTO AMICO DEL PROG

Compiuta la maggiore età e fresco di maturità classica, Alberto Simonluca Favata (Piacenza, 1948) si trasferisce a Milano dove, oltre agli studi universitari in Legge, inizia un’incessante attività di autore e di interprete. E questo al punto che, compiuti i ventitré anni ha già pubblicato sei singoli, e firmato brani per i Dalton (che porteranno la sua Da Cinque Anni al Cantagiro 69), Shocking Blue (sua la versione italiana della celeberrima Venus), Gens, Augusto Righetti, Dik Dik, Orietta Berti, Anna Identici e Ornella Vanoni. E come se non bastasse, nel 1971 partecipa pure in prima persona alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia e a Un Disco Per L’Estate

Va da sé che una simile iperattività lo porti nel giro di cinque anni a conoscere tutto l’ambiente musicale milanese, specie quello alternativo che non smise mai di frequentare. Così già nel suo primo Lp del 71 Da Tremila Anni, compariranno alcuni componenti degli Stormy Six, e il futuro NT Atomic System Tullio de Piscopo

Sarà però nel suo nuovo 33 giri Per Proteggere L’Enorme Maria, inciso per la Ariston nel 1972, che confluirà un numero straordinario di musicisti, per l’occasione accorpati proprio sotto il nome di “Enorme Maria”.
Eccoli tutti: Ricky Belloni e Alberto Camerini alle chitarre, Gigi Belloni al basso, Pepé Gagliardi e Franco Orlandini alle tastiere, Ezio Malgrati alla batteria, il violinista Lucio Fabbri, Fabio Treves all’armonica, i coristi Donatella Bardi, Marco Ferradini, Eugenio Finardi e Massimo Villa e, naturalmente, Simon Luca nelle veste di autore ed interprete. 

Alberto OroUn piccolo esercito che partorirà un lavoro splendidamente suonato e arrangiato, costituito da dieci canzoni per una durata di quasi 40 minuti, e caratterizzato dalla ferrugginosa e potente voce di Alberto a mezza via tra Joe Cocker e Roger Chapman

Il groove è quello tipico dei primi anni Settanta, anche se leggermente datato rispetto al suo anno di pubblicazione: quando cioè, molte avanguardie avevano già superato quel blues autorale di cui abbonda invece L'Lp in oggetto. Specie nel secondo lato dove prevalgono quelle atmosfere freak tipiche del decennio precedente, pur se condite con una sostanziosa vena soul-spiritual
L’uso dei cori inoltre, evoca spesso quei pow-wow sulla falsariga dei binomi Delirium-La Famiglia degli Ortega in Jesahel, o del Lucio Battisti quando cantava Let The Sunshine In e Proud Mary insieme ai suoi accoliti. 

Un album Pop anziché Prog quindi, mosso più dal gusto del “fare musica insieme”, che non dall’esigenza di trovare una reale alternativa ai modelli precedenti

SimonlucaProva ne è, che per realizzare il disco, Simon Luca avrebbe potuto impiegare anche un terzo dei musicisti utilizzati, considerando che non sono poi molti i brani in cui essi compaiono tutti contemporaneamente

Probabilmente però, fu proprio l’energia promanata dall’esperienza collettiva e dal rapporto amicale che c’era tra i vari partecipanti, a conferire al prodotto finito un sapore unico ed esclusivo. Una peculiarità tipica di quel momento storico, per cui rilevante almeno quanto il valore artistico dell'album.

Infine, è comunque doveroso precisare che, malgrado la sua matrice basicamente blues, Per proteggere l’enorme Maria non fu affatto monocorde, tutt'altro: ci sono convincenti spunti heavy quali Mangia con me il tuo pane, l'indiavolato boogie rock Tu Ora, raffinati preziosismi strumentali quali l’arpeggio di Venendo Piano, e persino uno stomp in inglese intitolato Everybody's Gotta Drink Another Round With Me

Autodefinitosi poeta-cantante, e dotato di qualità tecniche e comunicative non indifferenti, Simon Luca avrebbe proseguito la sua carriera solista e autorale sino agli anni novanta, cominciando come supporter alla tournee italiana dei Bee Gees, pubblicando un terzo album nel 1973 (questa volta però con un’organico ridotto), componendo e collaborando per una pletora di artisti quali Marco Ferradini, Mina e Renato Zero e diventando infine sceneggiatore nonché autore televisivo e teatrale
La sua ultima fatica discografica è datata 1991 con l'Lp Pugni di rabbia, colonna sonora dell’omonimo film di Marco Risi
Davvero: tanto di cappello!

24 commenti :

Antonio ha detto...

Ciao immenso JJ! Non ho mai voluto ascoltare questo disco perchè nn mi piaceva la copartina... l'ho sempre ritenuta volgare. Però dopo la tua rece l'ho riascoltato e devo ammettere che questo SimonLuca ci sapeva davvero fare. la copertina comunque continia a non piacermi... Ciao JJ!

claudio65 ha detto...

Questa opera di riscoperta di personaggi solo apparentemente "minori" e "di nicchia" del pop-rock nostrano è davvero meritevolissima. Questo Simon Luca, del quale ignoravo totalmente l'esistenza, ha una carriera niente affatto banale alle spalle, condita da collaborazioni importanti. Chissà quanti di questi oscuri e valentissimi rocker ci sono stati - e magari ci sono - in giro per l'Italia e nessuno se li fila. Forse, perché ai loro tempi, i "talent" della De Filippi non esistevano ... (ovvio che questa è una battuta ...).

ugo ha detto...

stavolta mi cogli impreparato benchè sapevo che questo artista venisse annoverato tra gli artisti prog vorrà dire che provvederò a recuperarne una copia appena potrò assieme all'altro disco che hai recensito diversi mesi fa ossia quello dei fratelli tirelli alias lapera ugo

Anonimo ha detto...

Sulla copertina ricordo che ce n'era una identica (l'interno di una apribile però) di una inglese uscita quasi contemporaneamente. Mi pare fosse dei Caravan ed è sicuramente un disco che ho però per me rintracciare un CD specifico significa metterci un quarto d'ora. Adesso provo a cercarlo
Michele Neri

Anonimo ha detto...

E' Waterloo Lily.

Ciao
Michele Neri

ugo ha detto...

riguardo la copertina potrebbe essere pure quella (sempre dei CARAVAN) del disco "for girls who grow plump in the night"

JJ John ha detto...

No, la somiglianza è proprio con la inner di "Waterloo Lily" del 72. E anche piuttosto imbarazzante perché, nella foto sulla scheda non si vede, ma la sagoma dell'enorme Maria prosegue anche sul lato contiguo della copertina: esattamente come nel disco dei Caravan.
Si vede che ogni tanto i nostri grafici si "ispiravano" un po' troppo ai modelli esteri.
L'avevamo già fatto notare nel caso di "Uno" dei Panna Fredda, la cui grafica del titolo era la fotocopia di quella utilizzata da Paul Butterfield per il suo live del 1970.

post scriptum ha detto...

@ Ugo:
P.S.: prima di ascoltare "L'acqua purificatrice" dei Lapera, preparati psicologicamente perché è un disco strampalato mica poco. JJ

claudio65 ha detto...

Oggi è arrivata una di quelle notizie che non si vorrebbero mai sentire: Keith Emerson è stato trovato morto nella sua villa in California. La polizia ha detto che si è sparato. Aveva 71 anni. Se ne va davvero un grande mito della tastiera. Da bambino, lo vedevo raramente in TV dietro la sua torre di tastiere e mi sembrava un personaggio inarrivabile. Nel 1977 lo vedevo mulinare le sue mani a velocità vertiginosa sul pianoforte mentre suonava un vecchio brano di jazz nella sigla del programma "Odeon". Non ci sono davvero parole, se non constatare che l'inverno maledetto del rock continua a portarsene via qualcuno.

UGO ha detto...

.....tra l'altro si è ucciso con un colpo di pistola!!!
cosa dire di lui genio delle tastiere personaggio fondamentale del prog inglese assieme ai KING CRIMSON da cui poi conflui GREG LAKE e CARL PALMER che veniva dagli ATOMIC ROOSTER insomma una sacra trimurti del prog inglese.
assieme a VINCENT CRANE un grande delle tastiere.
da ragazzino adoravo TARKUS ma poi il disco che preferisco è proprio il loro primo del 70.
avrà avuto i suoi buoni motivi per farlo ma questa è una notizia che non avrei mai voluto sentire!
come dici tu claudio65 continua la striscia nera dei lutti artistici!R.I.P.

UGO ha detto...

ovviamente mi son scordato di citare i NICE prima creatura nella quale suonava il grande KEITH!

claudio65 ha detto...

Dei Nice vale la pena citare un brano che nel 1967 fece molta impressione (anche in Italia): "The thoughts of Emerlist Davjack", geniale e dalla stravagante architettura psichedelico-progressiva. Insieme alla contemporanea "A whiter shade of pale" dei Procol-Harum, la canzone dei Nice - oramai già fuori dal beat - segnò davvero l'inizio della transizione verso il progressive rock, genere di cui Emerson fu pioniere e forse anche il vero padre.

JJ John ha detto...

Porca Eva! Che notizia del cazzo!
Io non auguro (quasi) mai la morte a nessuno, ma dico anche: è mai possibile che non cadano invece come foglie altri che stanno invece provocando la metastasi e l'agonia della società civile? E mi fermo qui.

Forse non succede perché - purtroppo, e da che mondo è mondo - un certo tipo di potere sembra curiosamente possiedere mezzi e coperture per sopravvivere a se stesso. E questo alla faccia di qualunque giustizia terrena o divina.
Per questo, a mio avviso, da qualche parte c'è qualcosa che non quadra. Non so esattamente cosa, ma certi conti non mi tornano.

E poi, è anche vero che non nasciamo tutti con lo stomaco di ferro come un politico o un avvocato della mafia. Ci sono anche coloro che a fronte di un sinistro, ma anche di un qualunque smacco della vita, non ce la fanno. E allora si fanno del male, o la chiudono lì.
Non è un qualcosa di così anomalo. E' la fottuta natura umana.

Credo che a Keith negli ultimi anni gli si fossero atrofizzate due dita, e quindi non poteva più suonare come avrebbe voluto. Proprio lui che ha spaccato il mondo con il suo Hammond. E' entrato in depressione e ieri "ciao a tutti". Beethoven accettò il suo handicap, Verdi anche. Keith no, ma come dargli torto?

Mi auguro solo che il suo gesto sia stato consapevole, meditato, e non indotto da porcherie. Che possa averlo condotto dove lui voleva arrivare, e che da qui in poi, faccia il migliore dei viaggi possibili.

Altro, amici miei, non so proprio che dirvi. Sono davvero molto triste.

claudio65 ha detto...

L'amara considerazione di J.J. mi fa venire in mente un episodio realmente accaduto durante un Festival di Sanremo in cui un altro grandissimo artista - stavolta di casa nostra- si era sparato alla testa: Luigi Tenco. Il mattino dopo la tragedia, seduto su un divano del suo albergo stava, disfatto, un giovane e non ancora affermato Franco Califano, che era lì in veste di autore (di Ornella Vanoni, per la precisione). Luigi Tenco lo aveva cercato al telefono prima di morire, ma non lo trovò in stanza, e Califano non seppe mai il perché di quella telefonata, perché proprio lui, che lo conosceva come collega, ma con il quale non aveva rapporti stretti di amicizia. Quella mattina, di fronte ad un giornalista della Stampa di Torino, il "califfo" disse che la tragedia di Tenco, lui, in fondo, non se la spiegava, ma la capiva. E se ne sentiva partecipe in prima persona. Nel frattempo, mentre Califano diceva quelle cose, un Claudio Villa tirato a lucido come un gallo da combattimento, pronunciava di fronte ad altri intervistatori parole agghiaccianti del tipo: "Mi spiace per lui, ma sono cose che succedono. Anche nelle gare automobilistiche di Formula 1, i piloti a volte muoiono ..." E la sera, la serata finale, Mike Bongiorno era come se nulla fosse sul palco a strillare: "Allegriaaaa!" e Claudio Villa trionfò in quella edizione, esultando in maniera non certo contenuta.
E' il cinismo, il menefreghismo, l'egoismo spinto agli estremi che consente a certi personaggi di passare sopra a tutto ed a tutti. Gente che pensa solo al denaro ed al potere e se ne infischia del resto. Quelli campano fino a cent'anni. Perché, intanto, a loro il Potere non lo leva nessuno. Ed il Potere, come diceva un tale morto a novantacinque anni d'età, logora chi non ce l'ha.

JJ ha detto...

Io credo però che occorra distinguere tra il "cinismo da sopravvivenza", e quello "fisiologico e perverso".

Il primo pervade spesso gli impietosi mondi dell'arte e della politica, e pur se disgustoso, si rivela necessario in certe occasioni per la sopravvivenza e l'incolumità di chi se ne fa carico.
Assolvo quindi, nel caso di Tenco, Claudio Villa, Bongiorno e molti altri. Certo: in quel frangente avrebbero potuto essere meno cinici, ma in certi casi non ci si può permettere di guardare in faccia a nessuno.

Il secondo tipo di cinismo di cui sopra, è invece quello viscido e impietoso dell'assassino, dello speculatore, dello strozzino, del corrotto, ma anche del giornalista battutaro che campa e ironizza sulle disgrazie altrui. Anche nei casi in cui egli stesso (esempio a caso) sia un maledetto evasore fiscale: quello che poi patteggerà con la giustizia, costringendo i contribuenti a pagare ciò che gli è stato condonato. E questa è una delle peggiori metastasi della nostra società.

Ecco, volevo precisare questa differenza. Quella tra una comunque esecrabile "mancanza di stile", e quella criminale (intellettuale, civile o penale) sulla quale invece non si dovrebbe transigere neppure di un centesimo. Specie quando sono in gioco persone dalla solvibilità illimitata e soprattutto di incerta provenienza.

ravatto ha detto...

Anche iscriversi alla p2 non è certo prova di bello stile...

Claudio ha detto...

Vorrei che tu scrivessi qualcosa su Keith Emerson, a mio giudizio il più grande tastierista progressive.
Direi che ha influenzato gran parte dei gruppi prog italiani e direi influenzato positivamente.
PFM, LE ORME, OSANNA BANCO ha "subito" tutti un po' qualcosa di Keith Emerson e degli ELP.
L'uso dell'Hammond e del Moog come del pianoforte è stato condizionato da Emerson.
Grazie e ciao

JJ John ha detto...

@ Claudio Ruffini Catiglione.
Su Keith ho già scritto qualcosa qui
http://classikrock.blogspot.it/2011/03/nice-thoughts-of-emerlist-davjack-1967.html
e nei miei due ultimi libri "Il libro del prog Italiano" per Giunti e "Gast(rock)nomia" per Arcana.
Preferirei affidare a loro, piuttoso che un'altro epitaffio, il mio caro ricordo di questo grande genio della musica contemporanea.
Spero mi capirai.

taz ha detto...

...soffriva di una malattia "degenerativa" alla mano....durante gli ultimi concerti dell'anno scorso fù criticato aspramente anche dai suo "fans"....gli scrissero che non sapeva più suonare!!!....lui ci rimase molto male e decise d'interrompere i live.....ma prima di dire addio alle scene aveva "prenotato" il Giappone per una serie di ultimi concerti.....voleva lasciare un bel ricordo a quelli che l'avevano criticato.......poi la depressione....una bronchite....la compagna che si allontana per cercare delle medicine, era a Miami......e il ritrovamento del corpo al suo arrivo......scusate la divagazione!!!....che 2016 di emme!!!

taz ha detto...

...non si è fatto mancare niente per incidere questo super lavoro!!!..bella scheda/////...Simon Luca...un grande!

ugo ha detto...

sarà perchè anno bisesto anno funesto!

ravatto ha detto...

Non male quest'album, che non conoscevo, come chissà quanti altri!
A primo ascolto, "Venendo piano" è il brano che più mi è rimasto impresso: sembra una musica da film..

Anonimo ha detto...

Bel disco , piacevole e ben suonato !

Bella la voce di Simon Luca

Buono anche il successivo E la mia mente

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Per me questo disco è decisamente il migliore di Simon Luca .

Carino ma non indispensabile Da tremila anni del 1971

Michele D'Alvano