Eneide: Uomini umili, popoli liberi (1972, pubb.1990)

Eneide: Uomini umili, popoli liberiNato nel giro padovano al principio degli anni '70 e costituito da cinque elementi giovanissimi, il gruppo degli “Eneide Pop”, inizia a farsi conoscere suonando nei clubs locali proponendo sia materiale originale, sia covers italiane e straniere.

Per oltre due anni Gianluigi Cavaliere (voce, chitarra), Adriano Pegoraro (chitarra, flauto, voce), Carlo Barnini (tastiere, voce), Romeo Pegoraro (basso, voce) e il batterista Moreno Diego Polato, (quattordicenne all’epoca della fondazione della band), si esibiranno costantemente nell’underground Veneto fino a che, verso la fine del 1972 Maurizio Salvadori e Luciano Tosetto della agenzia milanese Trident si accorgeranno delle loro potenzialità mettendoli sotto contratto.

Cambiato il nome in “Eneide”, il quintetto passa dunque al professionismo e oltre ad aprire alcuni concerti di Genesis e Atomic Rooster, supporta anche i popolarissimi Van Der Graaf Generator in sei date del loro tour italiano, occasione conferirà loro non solo una maggiore popolarità, ma getterà le basi per la pubblicazione di quei brani che nel frattempo il gruppo aveva già registrato tra il settembre e il novembre del 1972.

L’occasione per farlo, arrivò nel gennaio del 1973 quando Angelo Carrara e il solito Maurizio Salvadori della Trident - che sino a quel momento era stata solo un’agenzia di concerti -, decisero di espandere il proprio raggio d’azione creando un’etichetta discografica e inaugurarla con ben quattro produzioni pochi mesi: l’omonimo album dei Dedalus fu il primo della serie col numero di catalogo TRI 001, “Time of change” dei Trip, “Uomini umili, popoli liberi” degli Eneide e infine “Dedicato a Frazz” dei Semiramis.

Eneide, 1972Per qualche misterioso motivo però - che non fu svelato neppure dall’intervista di Augusto Croce al cantante Gianluigi Cavaliere -, l’album del quintetto padovano fu l’unico dei quattro a non essere stampato e questo malgrado le matrici fossero già pronte da tempo. Un duro colpo che privò gli Eneide di un importante veicolo promozionale e costrinse il gruppo a riparare altrove aprendo prima le date del cantante Maurizio Arcieri (all’epoca ancora nella sua fase melodica) e poi diventando sino al 1974 la sua backing-band per poi sciogliersi del tutto.

Uomini umili...” avrebbe visto la luce solo nel 1990 grazie ad una stampa autoprodotta da alcuni componenti del gruppo che fortunatamente ne conservarono i nastri originali.

Noi non conosciamo le ragioni della mancata pubblicazione del disco, ma probabilmente i problemi che la causarono non furono solo come afferma Cavalieredovuti al fallimento della Trident” che in realtà avvenne nel 1975, ma a qualche motivazione artistica e/o a sopraggiunti dissapori tra i musicisti e la discografica.

Ad esempio, possiamo ipotizzare che la band fosse infastidita dagli eccessivi rinvii della data di pubblicazione dell’LP, essendo le matrici già pronte già nella primavera del ’73 e catalogate con il n° TRI 003: cosa che avrebbe dovuto anteporre l’uscita degli Eneide a quella dei Semiramis (TRI 004).

Forse invece vi furono degli attriti contrattuali dato che già nel 1973 gli Eneide avevano iniziato a lavorare con un artista della Polydor quale era appunto Maurizio Arcieri.


Forse però, la più impietosa delle astrazioni potrebbe risiedere in motivazioni molto meno commerciali: il lavoro degli Eneide non era all’altezza del catalogo Trident.

Senza nulla voler togliere all’onesto quintetto padovano infatti, se volessimo comparare qualitativamente “Uomini umili...” con il resto dei prodotti Trident del 1973 (ma anche a quelli dei due anni successivi) dovremmo francamente ammettere un notevole dislivello qualitativo.

Di fatto, pur nella sua generosa solidità, il sound degli Eneide appare infinitamente meno conflittuale di quello dei loro colleghi sia come musicalità, sia come testi.

Eneide, Uomini umili, popoli liberi dal vivo Dal punto di vista hard per esempio il “Biglietto per l’Inferno” era sicuramente più coerente.

Sul versante tecnico gli Eneide non erano nemmeno lontanamente comparabili ai Dedalus, mentre su quello lirico e sperimentale, i loro colleghi Opus Avantra erano sostanzialmente inarrivabili

Se vogliamo poi giustamente encomiare la grintosità vocale di Cavaliere, dobbiamo anche ricordare che nel 1973 brillava già da due anni la stella di Alvaro Fella (che incideva per la Philips con i Jumbo) e sul terreno strumentale, rispetto alle pallide “Oppressione e disperazione” o “Ecce Omo” c’era davvero ben altro da ascoltare.

Certamente, è molto fastidioso per un artista non veder realizzate le promesse di una discografica, ma a posteriori, possiamo anche supporre che all’interno della Trident, gli Eneide sarebbero sempre stati inadeguati.
I tempi si evolvevano molto rapidamente: l'Underground cedeva il posto alla Controcultura e il nuovo Rock Progressivo lasciava poco spazio all'ingenua levigatezza degli Eneide.

Duro a dirsi, ma temo che sia andata proprio così.

5 commenti :

taz ha detto...

Ciao...lo trovo un bel disco...raro esempio, cmq, di come nn fosse facile far andare d'accordo....testi in Italiano e musica...loro ci sono riusciti, gruppi più blasonati hanno trovato difficoltà è nella voce è nei testi...Eneide mi sembra un gruppo che avrebbe potuto "andare avanti"...oddio fino almeno al 1975/76...io li trovo "ganzi"..ciao e buona e serena estate a tutti!...tanto lo so che è impossibile star sereni oggi!

aliante ha detto...

Li conosco poco, è un disco che ho ascoltato un paio di volte. Mi ricordo una buona sezione ritmica con un suono della batteria stile Buon vecchio charlie, se non erro.

Richard ha detto...

...Massimo Carrara e il solito Maurizio Salvadori....
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ANGELO CARRARA

J.J. JOHN ha detto...

Corretto, grazie.

Anonimo ha detto...

Disco dignitoso a cui però è imputabile una certa ingenuità di fondo che probabilmente ha dissuaso la Trident dal pubblicare il loro lavoro nel 1973 .

Michele D'Alvano