Eugenio Finardi: Diesel (1977)

recensione Diesel
UN CANTAUTORE SIMBOLO DELLA CONTROCULTURA ANNI SETTANTA

Sicuramente Eugenio Finardi non è mai stato un musicista progressive, preferendo per sua stessa ammissione il rock duro e sanguigno. In compenso, non solo crebbe artisticamente nella stessa casa discografica di un monolite del prog quali gli Area, ma in qualità di assiduo frequentatore del Movimento e dei suoi Festival Pop ebbe modo di conoscere quasi tutti gli artisti prog italiani, nonché di collaborare spesso con loro. 

Non a caso, le sue canzoni impostate su ritmiche estremamente raffinate, riflessero tutta la storia e le problematiche della Controcultura: l’operaismo e l’antiautoritarismo, l’alternativa e la controinformazione, il personale e il politico, ma senza mai tralasciare l’aspetto umano e sentimentale

Figlio di una cantante lirica, Eugenio nasce a Milano nel 1952. Talento precoce, partecipa al III° Zecchino D’Oro cantando Palloncino Rosso Fuoco, e due anni dopo è protgonista di alcune compilations

Neomaggiorenne, canta e suona l’armonica in diversi gruppi (Tiger, Macedonia di Frutta, Joint Session Blues Band), e quindi entra nel Pacco in cui militano tra gli altri Alberto Camerini, Walter Calloni, Lucio Fabbri, Ricky Belloni e Donatella Bardi. Si esibisce con loro al II° Festival di Re Nudo a Zerbo, e nel 1971 collabora per qualche mese con il collettivo musicale l’Enorme Maria

L’esordio discografico risale invece al 1973 col 45 giri Spacey Stacey per la Numero Uno di Mogol e Battisti, mentre il primo album Non gettate alcun oggetto dai finestrini arriverà nel 1975 dopo il suo passaggio in Cramps per intercessione dell’amico Demetrio Stratos
Ad accompagnarlo in questa prima avventura a 33 giri, c'è anche un Franco Battiato (per l’occasione Franc Ionia), probabilmente bisognoso di staccare un po’ la spina dallo sperimentalismo più radicale. 

Diesel
Siamo così nel 1976, e mentre le radio libere conquistano le FM, Finardi centra il bersaglio proprio con La radio/ Musica Ribelle, singolo di lancio per l’album Sugo al quale parteciparono tra gli altri Fariselli, Tofani e Tavolazzi degli Area, il futuro PFM Lucio “Violino” Fabbri (già collaboratore di Rocchi e Sorrenti), nonché Walter Calloni ai tempi anche batterista nella celeberrima Ancora Tu di Battisti

E’ però nel 1977, nel momento in cui la costellazione dell’Autonomia Operaia Organizzata spazza via la Controcultura, che l’Eugenio licenzierà uno dei suoi lavori più amati: Diesel. Stessa formazione dell’album precedente, ma senza il bassista Hugh Bullen, e con tre fiatisti in più tra cui Claudio Pascoli, già turnista per Fossati e Prudente, per il solito Battisti e per i Data di Umberto Tozzi. 

Il sound è simile a quello di Sugo, ma in Diesel Finardi riuscirà a sfruttare meglio quel post-progressive tipico della seconda metà degli anni Settanta: iniettandolo maggiormente di rock, e accostandogli testi di grande consapevolezza sociale. Ulteriore conferma di quanto le sue idee e le sue analisi fossero straordinariamente lucide e comunicative

E come il suo predecessore, anche Diesel cominciò all’insegna dell’attualità, interpretando in Tutto subito la nuova filosofia del sottoproletariato giovanile: quello formatosi durante la Ricostruzione nei quartieri ghetto delle grandi città, e che ora vuole riprendersi immediatamente la propria vita

Recensione
Seguono un’accorata denuncia del sistema scolastico (Scuola) che insegna ai ragazzi la teoria ma non la pratica, e la prima canzone d’amore dell’album (Zucchero) in cui, sostiene l'autore, almeno a letto bisognerebbe lasciare da parte le menate politiche per lasciarsi  travolgere dai sensi.

Chiude la prima facciata, la splendida Non diventare grande mai, sulla necessità di conservare sempre il nostro lato più situazionista anche durante le lotte più importanti. 
E fin qui, a differenza di Sugo che sembava leggermente più frammentario, Diesel non ha flessioni di sorta. 

E non le avrà nemmeno il lato B, aperto dagli antimperialisti vietnamiti che liberano Giai Phong, e da una tra le più azzeccate doppiette del rock italiano: Non è nel cuore, tra le più belle canzoni d’amore degli anni Settanta, e la title-track Diesel che esalta la forza dell’impegno e del lavoro contro il qualunquismo e l’arrendevolezza. 
Infine, il tempo di uno scherzo come Si può vivere anche a Milano, e il disco si chiude con Scimmia: violenta invettiva contro l’eroina (considerata ai tempi una droga di Stato), i cui devastanti effetti possono però essere sconfitti dall'impegno, da cure adeguate, e tanta, ma tanta solidarietà. 

In sostanza, un disco non progressivo, ma che sintetizzò alla perfezione le dinamiche del suo tempo,cogliendo anche musicalmente il meglio di uno stile in trasformazione. Operazione Finardi bissò ancora per qualche anno (Blitz, Roccando Rollando, Finardi) prima  di doversi adeguare anche lui all'impietoso riflusso degli anni Ottanta.

21 commenti :

J.J. JOHN ha detto...

Naturalmente... BUONA PASQUA a tutti!

UGO ha detto...

bellissima scheda john!la attendevo benchè gli ho sempre preferito SUGO al livello musicale perchè lo trovo un pò più rock a differenza di DIESEL che risente molto del timbro jazz-rock dei componenti degli AREA!
gran disco anche al livello di testi visto che il ns. ci ha sempre deliziato coi suoi testi politici ma anche romantici(basti ascoltare NON è NEL CUORE).son d'accordo con te che dopo BLITZ(con i CRISALIDE) e ROCCANDO ROLLANDO(secondo me il peggiore fra tutti quelli dei 70)solo in parte con FINARDI del 81 si è ripreso visto che in quel disco i testi erano di un certo VALERIO NEGRINI e lo trovo musicalmente il più vario e gradevole fra tutti i suoi dischi!dopodichè già con DALBLU(ricco di sinth) è iniziata la fase discendente e siccome eravamo negli 80 pure il ns.ha dovuto abdicare ai tempi ormai mutati!per il resto lo seguito ma quando mi prende la nostalgia mi prendo dallo scaffale SUGO/DIESEL e me li bevo assieme e poi mi dico:quanta nostalgia per quegli unici irripetibili anni 70! ciao UGO e BUONA PASQUA

ugo ha detto...

....e continua a giocare a sognare a lottare non ti accontentare di seguire le stanche regole del branco ma continua a scegliere in ogni momento.........!
da "non diventare grande mai" il capolavoro del disco a mio avviso!

UGO ha detto...

ciao john non hai mai pensato di fare una scheda cumulativa su quei gruppi che hanno rappresentato negli anni 90 quello che sono stati per l'america il grunge mi riferisco a gruppi come i RITMO TRIBALE gli AFTERHOURS o i MARLENE KUNTZ? o forse perchè non vuoi prenderli in considerazione dato il loro periodo storico? ciao ugo e BUONA PASQUA

claudio65 ha detto...

Finalmente, rivedo il Finardi giovanissimo che vedevo, quando ero undicenne, nei manifesti della "Festa dell'Unità", ma quella povera di quartiere, non quella "ricca" del centro fieristico. Infatti, all'epoca, il buon Eugenio veniva tenuto per le Feste dell'Unità ... minori (pur essendo abbastanza famoso).
Questi suoi dischi del periodo Cramps sono ancora interessanti e, per la loro impronta graffiante e rockettara, suonano ancora piuttosto moderni. Certo è che l'irriducibile radicale di quei tempi si è un po' stemperato con l'età, tra qualche partecipazione di troppo a "Domenica In" ed al Festival di Sanremo, ma così va la vita ...
Colgo l'occasione, in questo post, di ricordare sia le vittime dei tragici attentati di Bruxelles (quanto sangue scorrerà ancora ...) e la figura del grande Johann Cruyff, che ha rappresentato nello Sport, ciò che il progressive rock ha rappresentato nella Musica (non per niente, i due erano contemporanei): l'uno era il Calcio totale, l'altra la Musica totale.
Un augurio di Buona Pasqua a tutti, ovviamente!

JJ ha detto...

@ Ugo: no... effettivamente sono fuori tempo e fuori contesto per questo sito. Anche se alcuni di loro mi piacevano molto, li conoscevo, e li ho visti mille volte dal vivo.
Ancora una volta, Buona Pasqua!

aliante ha detto...

Buona Pasqua a tutti con l'ennesima scheda
stupenda di John!

"Non diventare grande mai" è sicuramente
tra le canzoni che hanno segnato
la mia vita.

Mi manca tanto Finardi, quello vecchio...

Anonimo ha detto...

Caro JJ, hai ritrovato un po' del vero/vecchio Finardi in "Come Savonarola" del 2014, oppure è soltanto... una piacevole ma innocua ballata rock?
Ezio

JJ ha detto...

Caro Ezio,
sicuramente sia in "Come Savonarola" che in "Nuovo Umanesimo" c'è molto dell'Eugenio anni Settanta: capacità analitica, poetica, veemenza, intensità, eccetera.
Il problema è che gli anni Settanta non ci sono più. Oggi i diritti si calpestano, non ci sono più le masse a rivendicarli, ed anche quelle canzoni che potrebbero significare o smuovere qualcosa vengono assorbite dal conformismo del mercato.
Naturalmente, non è questa la società per cui nè io nè l'Eugenio abbiamo lottato ma, almeno culturalmente, continuiamo a farlo.
L'intelligenza, parafrasando Pasolini, non è mai innocua.

Anonimo ha detto...

Però "telefonino" fa rima con "sampietrino"...

JJ ha detto...

Si, ma i sampietrini erano gratis :-)

ravatto ha detto...

Ciao John e ciao a tutti!
Scrivi "prima di doversi adeguare anche lui al riflusso degli anni ottanta" ma che cosa è successo negli anni ottanta che le lotte sono finite e la società è cambiata?
Finardi nel documentario sul Parco Lambro disse che improvvisamente arrivarono le pistole e l'eroina e la festa finì.

Hai citato Pasolini e infatti non si può non pensare a lui se parliamo della recente storia italiana (ultimi 70 anni): il problema era già a monte, probabilmente! C'è lo "stato di cose" e c'è chi vuole cambiarlo. Nello "stato di cose" ci sono da una parte Marx, dall'altra parte il capitalismo: sono attori contrapposti di una contesa che però ha già scelto di parlare di economia e non dell'uomo.

Dell'uomo se ne occuparono davvero tra i poeti, i musici, i mistici, i ricercatori, quelli che avevano capito che la meta più alta dell'uomo non fosse quella di funzione equamente retribuita.

Chi accetta questo, accetta lo stato di cose pre esistente, accetta la storia, accetta insomma tutta quella illusione che ancora oggi ci vuole in catene.

L'uomo è tendenzialmente un conservatore, tende cioè a scegliere il conosciuto per lo sconosciuto, che invece teme: d'altra parte credo che ogni scoperta, ogni progresso lo si debbano a coloro che si sono spinti oltre e ai loro tempi furono incompresi, magari osteggiati.
A quelli che con coraggio si sono staccati davvero dal pensiero comune corrente, e magari hanno salutato gli amici di sempre per andare verso conquiste impensabili.

ricordi la poesia di Pasolini?

Nella storia la giustizia fu coscienza/d'una umana divisione di ricchezza/e la speranza ebbe nuova luce

Era cambiata la luce. Non era più la luce dell'eternità, di quella giustizia degli occhi di un bambino.
Se mettete un prezzo sopra un uomo, state certi che prima o poi qualcuno lo comprerà. I veri rivoluzionari sono quelli che criticano le strutture e le abbattono come ci indicò Demetrio Stratos.

Ricordate "La classe operaia va in paradiso" con Gian Maria Volontè?
L'operaio, inizialmente esemplare stakanovista, perde un dito lavorando e viene coinvolto nelle lotte contro i padroni, ma finisce in mezzo ed è l'unico a pagare: sembra l'unico essere umano in una farsa di maschere. E alla fine, la grande ricompensa sarà proprio il tornare al lavoro: la faccia del sindacalista che lo va a svegliare per dirglielo è inquietante: un sinistro pagliaccio, "gli occhi due sputi".
Ma Lulù ormai sta diventando pazzo, come tutti gli altri: solo che lui ne è cosciente, come il vecchio Militina.

Gli esseri umani non sono nati per alimentare questo sistema.
Noi abbiamo potenzialità immense, ma non le conosciamo.
E' come se vivessimo in un piccolo scantinato umido, quando invece potremmo avere terre e mari infiniti da esplorare.

Scusate lo sproloquio.

gui

claudio65 ha detto...

Quanto è difficile porsi "contro" in questa società di gommapiuma che tutto assorbe con il suo nauseante ed insopportabile "politically correct"! Lottare per i diritti? E' diventato impossibile, perché se si rivendicano diritti qui in Italia, il Lavoro si sposta in Cina, dove diritti non ce n'è. E la cosiddetta "globalizzazione" non è mica iniziata oggi, ma già addirittura negli anni '70, quando un bel po' di industrie multinazionali del settore elettronico si sono sposatate dall'Italia a Taiwan e Singapore.
Forse, sono troppo pessimista, ma per sostenere diritti in Italia, bisognerebbe che altri si mobilitassero per gli stessi diritti in Cina, in India, in Africa eccetera, eccetera. Recentemente, il povero Giulio Regeni ha tentato di capire chi in un paese come l'Egitto non ci sta a chinare la testa e prendere frustate nella schiena. Ci ha rimesso la pelle, ma, almeno, ora, delle pratiche barbare di certi regimi mediorientali si comincia a parlarne. Da notare che mentre Giulio veniva massacrato, il ministro Guidi, accompagnato da Squinzi e dal fior fiore della Confindustria italiana erano là al Cairo a firmare contratti per miliardi di Euro.
Il sacrificio di Regeni insegna che non bisogna mai abbassare la bandiera della critica!, Anche se, apparentemente, non serve a nulla. Apparentemente, però, perché l'intelligenza viva, critica, non ideologica ed attenta ai fatti ed alle cose urta sempre i "padroni del vapore". E qualche danno ai grassi accaparratori ed affamatori della povera gente, sempre, lo fa.

JJ ha detto...

Cosa successe negli anni Ottanta?
Dal punto di vista produttivo il capitale concluse il suo processo controrivoluzionario iniziato dieci anni prima con la strage di Stato. Annientò larga parte dell'opposizione creativa infiltrandovi quintali di eroina a costo zero e mercificandoqualunque opposizione possibile. Diede il monopolio delle merci alle multinazionali. Sostituì, per così dire, l'immagine all'immaginazione come ho già avuto modo di dire qui:

http://classikrock.blogspot.it/2011/09/talkin-70-immaginario-immagine-
e.html

Quanto basta direi per sovvertire e disumanizzare qualunque società democratica. Fortunatamente le sacche di resistenza permangono e sono tuttora in discreta salute. Basta cercarle.

taz ha detto...

...ottima scheda...come al solito...di un cantautore con una delle voci più belle della muscia italiana!!.....e con una "scrittura" delle più "sensibili" del cantautorato nostrano...questo è il suo capolavoro musicale!!!....quando era ancora arrabbiato...Quello che viene dopo lo riesco ad apprezzae lo stesso....perchè cmq il suo e sempre un linguaggio intelligente.....Non ha smesso di crederci...ha solo seguito un mondo che stava cambiando!!!!...ciao

Anonimo ha detto...

Bellissimo disco, per me il migliore di Finardi !

Scuola, Diesel e Scimmia sono tre brani davvero eccellenti, ma tutto il disco, magnificamente suonato, è intenso e vibrante, con liriche di grande presa emotiva

Belli anche il precedente Sugo e il successivo Blitz

Poi dagli anni 80 Finardi non mi ha più convinto come prima

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Discreto anche Non gettate alcun oggetto dai finestrini del 1975

Molto godibile Roccando Rollando del 1979

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Tutto sommato interessante anche il disco omonimo del 1981

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Degno di menzione anche Dal blu del 1983, con due gemme come Le ragazze di Osaka e Laura degli specchi

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Tutto sommato carino anche il disco Dolce Italia del 1987, con due gemme come Dolce Italia e Soweto .

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Di Finardi dignitoso Il vento di Elora del 1989 . Non particolarmente riuscito Colpi di fulmine del 1985

Michele D'Alvano